venerdì 9 agosto 2013

In medio stat virtus

Avevamo concluso il post sulla criptopolitica introducendo il valore della centralità, affermando che essa è la scelta privilegiata della metapolitica.
Nella civiltà odierna è ben noto il dualismo politico tra destra e sinistra. La sinistra, in preda ai suoi deliri mentali, ha suscitato una corrente ideologica uguale e contraria che pretende di avere il deposito di verità superiori. Ciò ha portato alla nascita ad una pseudometafisica della ''destra'' che si vanta di onori del tutto fuori luogo e immeritati.
Questo sinist-dest universale persiste ancora oggi, anche se ormai è sulla via del tramonto, e farebbe pensare ad una grottesca marcia di fantocci in riga, che non ha risparmiato neppure la Religione. La Chiesa ovviamente non fa eccezione e si parla con estrema disinvoltura di posizioni di destra o di contrapposizioni di sinistra.

Vediamo dunque di raddrizzare le idee sul piano teoretico, per poi ridiscendere a quello pratico ed effettuale. È totalmente falso, metafisicamente parlando, che la verità e la virtù stiano dalla parte di destra. Non stanno, tra l'altro, neppure dalla parte di sinistra. La verità è sempre al centro tra due estremi, da cui la sintesi; ''in medio stat virtus'' dove per medium deve intendersi appunto il centro.

Sul piano effettuale non c'è dubbio che in ogni Stato la Capitale è al centro delle regioni e che, in tutte le Città, il punto nevralgico è il cosiddetto ''centro Storico'', molto spesso illustrato da un medievale Castello-Fortezza. Nessun uomo andava ieri o va oggi, per affari o per politica, a destra e a sinistra della Città: uscirebbe dalle mura e finirebbe fuori strada; si andava al foro, al mercato, alla loggia, persino in galleria o al caffè, e si va, insomma, al centro. Anche le signore, per le loro spese più o meno futili, piantando in asso i preoccupati mariti, si recano ''al centro''.

Se alziamo gli occhi al Cielo, il Sole non si trova né a destra né a sinistra, ma al centro del sistema planetario. E simmetricamente le Tradizioni e le Religioni sorgono tutte da un unico Centro divino; nella loro gerarchia, la principale tra esse è quella che fa le veci del Sole, cioè del Centro.

Nel Rinascimento italiano, al tempo dei cinque Stati regionali, il compito della Toscana fu di equilibrio e Firenze era ''ago della bilancia'' proprio per la sua posizione centrale. In seguito, la prassi dell'equilibrio si spostò all'intera Europa: e, se questa non ha mai avuto pace, è proprio perché non ha voluto fissarsi nel suo centro (il Sacro Romano Impero, erede di Roma) e neppure adesso sa trovarne un altro valido. La situazione politico-economica odierna ne è un esempio lampante. Tuttavia, una funzione insostituibile fu esercitata, con il dispetto dell'eccentrica Inghilterra, dagli ''Imperi Centrali'' ancora nell'Ottocento; e si è visto cosa è successo nel Novecento allorché forze squilibratrici hanno attentato alla loro ragion d'essere.

Nella Politica interna dei singoli Stati uno spostamento continuo a sinistra o a destra dell'equilibrio, sempre che sia possibile, è ovviamente improduttivo: si può governare solo restando al centro. Teniamo a precisare che il ''centro'' politico atto a governare non ha nulla a che vedere coi partiti centristi e liberali delle democrazie odierne. Anzi, essi sono altrettanto deleteri e portano ad un democratismo plutocratico e oligarchico che si spaccia per democrazia.
In aggiunta, possiamo osservare che persino i regimi rivoluzionari provenienti in prevalenza dalla destra (poniamo il Fascismo) o dalla sinistra (il Comunismo), per naturale logica di cose, si sono trasformati in regimi validi solo assumendo delle opposte spinte politiche. Un regime rivoluzionario di destra dovrà, per sopravvivere, far proprie le istanze sociali della cosiddetta sinistra; un regime rivoluzionario di sinistra non potrebbe che soccombere se non facesse proprie le istanze giuridiche di ordine della cosiddetta destra. Entrambi si pongono perciò al centro. Del resto, il cuore di una Società è rappresentato, come ammoniva Aristotele, proprio da quei ceti medi che costituiscono un asse stabile nell'instabilità degli estremi. Questi ceti medi oggi si stanno tramutando in ceti bassi. Ci domandiamo ora, per una corruzione generale? Per operazioni occulte e infami architettate nei ceti alti? O entrambe le cose? Veritas filia temporis.
Queste sono le motivazioni per cui bisogna porsi attorno a un centro moderatore per avere verità e giustizia. Motivazioni pienamente e perennemente abbracciate, come detto in precedenza, dalla metapolitica.

Fonte: Rivista Metapolitica, anno I n.3, 30 Novembre 1976 – Valore della centralità di S.Panunzio

mercoledì 30 gennaio 2013

Gerarchia Bianca e Gerarchia Nera



Le logge di potere nascoste nell'ombra, atte a condizionare l'esecutivo dei governi ufficiali, sono da sempre esistite. Platone ne "La Repubblica" li chiama i "Signori della Caverna", ovvero  sia esseri incorporei che uomini incarnati come loro aiutanti, il cui compito è ostacolare l'evoluzione (spirituale) umana.
Ma perché esistono queste realtà? Da cosa è originata questa situazione sgradevole?
Tenendo in considarazione l’antico sapere dell’Umanità, la Filosofia Tradizionale, Il "Grande Gioco Universale" si basa sull’ Integrazione delle Polarità e ciò che dobbiamo integrare sono due opposti, Luce e Oscurità. La Luce può essere descritta come amore, gioia, beatitudine, tutti quei sentimenti più elevati. L’Oscurità può essere descritta come paura, rabbia, biasimo, vergogna e tutte le emozioni più basse.
La Luce rappresenta la “ricompensa”, l’Oscurità invece rappresenta la “lezione”, la sfida; è una scuola le cui classi sono le prove che ci vengono messe lungo il cammino per imparare a raggiungere quell’equilibrio tra entrambe le polarità.
La meta di questo gioco è la Compassione. Essa è il punto d’integrazione, il punto di fusione tra i due opposti. Quando l’Anima Immortale raggiunge la vera Compassione, sente accettazione per entrambe le parti, senza giudicare nessuna come buona o cattiva. Realizzare Compassione significa che uno Spirito vede un valore in ogni cosa ed Integrazione vuol dire scegliere di avere entrambe le polarità, Luce ed Oscurità, in parti bilanciate, come parti di se stessa; ogni Anima Immortale sta “giocando” per realizzare l’evoluzione spirituale al fine di riunirsi a Dio.
Nell’Universo esiste un equilibrio tra le due forze opposte, così come nella materia gli atomi che la compongono possiedono un equilibrio di cariche elettriche: tanti protoni quanti elettroni.
In tutte le culture si parla di divinità costruttive e divinità distruttive: si era consapevoli che non si può generare il nuovo se non si distrugge ciò che è vecchio: il fuoco distrugge terreni, ma dà anche l’opportunità alla nuova vegetazione di rinascere; le grandi stelle muoiono ma con la loro esplosione creano nebulose che danno vita a nuovi sistemi solari.
Questo “Gioco Universale" o “Integrazione delle Polarità“ ha dato vita a due Gerarchie in apparenza contrapposte, un’apparenza che è solo della mente umana, dato che percepisce il mondo in maniera duale. Tutto è Unico così come un‘unica medaglia ha due facce ed un campo elettrico neutro possiede sia cariche positive che negative, in equilibrio tra esse.
Esiste ciò che è chiamata Gerarchia Bianca, composta da esseri spirituali ed esseri corporei, atta ad accelerare l’evoluzione dell’Umanità; in questa gerarchia vengono compresi anche gli Avatara, coloro che spingono l’evoluzione civilizzatoria e spirituale. Altre gerarchie, che non hanno più a che vedere con l‘Umanità, custodiscono, invece, l’evoluzione di stelle e pianeti.
In contrapposizione troviamo la Gerarchia Nera, composta anch’essa da esseri sia spirituali che corporei - trovano qui posto i Signori della Caverna - il cui compito è ostacolare questa evoluzione.

E‘ fuori discussione che la globalizzazione attuale stia spianando la strada alla creazione di un unico governo centrale; di per sè un tale governo non sarebbe nè positivo né negativo: ciò che cambia è lo scopo della sua esistenza, se esso cioè servirà o meno l’Umanità.
Ma sappiamo bene che l’obbiettivo dei governi ombra è quello di avere il totale controllo sulle persone, in particolar modo il controllo sull‘evoluzione spirituale, scopo che  probabilmente già in passato si è più volte tentato di raggiungere.

venerdì 18 gennaio 2013

La Criptopolitica e i suoi inganni

Dopo esserci dedicati alla Metapolitica, riteniamo opportuno approfondire un argomento introdotto nel precedente articolo: la Criptopolitica. Vedremo che essa non è un entità astratta, bensì un qualcosa di concreto, che influenza gli Stati, le persone e soprattutto la Politica.

Silvano Panunzio scrisse un editoriale {1} riguardo <<manovre dietro le quinte>> della Politica, operate da <<forze che agiscono in funzione di precisi programmi e che adoperano mezzi illeciti -corruzione, ricatto, sequestro di persona, delitto, montatura pubblicitaria, psicosi di massa- senza avvertire il minimo scrupolo. I servizi segreti e i loro agenti (...) hanno fatto capire che gli uomini politici sono divenuti delle marionette, le cui fila sono mosse dalla Criptopolitica, ossia da forze nascoste, ma organizzate, che non appaiono quasi mai in prima linea. (…)
Meno che mai è spontaneo, o naturalmente dialettico, il gioco mondiale economico-finanziario (illusioni puerili dello scientismo marx-engelsiano) perché qui il meccanismo di scena è più facile ed evidente, come dimostrano le crisi provocate a bella posta e mille altri trucchi del genere. Persino la studiata a tavolino invenzione del capitalismo postula l'invenzione uguale contraria, anch'essa studiata allo stesso modo, dell'inevitabile comunismo. E via di seguito.
Dunque, quello che avviene sul piano politico visibile non è che il riflesso di una partita a scacchi già combinata di un'ingegnosa macchinazione allestita e mossa a volontà dai persuasori occulti.>>

Nulla avviene per caso nella Storia visibile: ogni cosa è legata al rapporto causa-effetto, cioè un abile intreccio occulto di azioni e reazioni, orchestrato in maniera tale da attirare gli ingenui o, peggio, da ingannare con miraggi di potenza e di gloria, gli animi sensibili e generosi in particolare della gioventù. Riguardo ciò, non staremo ad elencare gli innumerevoli fatti di cronaca nera in cui sono coinvolti proprio i giovani e gli adolescenti: sono già urlati abbastanza.
È fondamentale non scordare il ruolo che svolge la ''Storia politica'' e che essa è funzione della ''Storia cosmica''. Quest'ultima ha tre dimensioni: una esteriore-umana a cui appartiene la Politica pura e semplice; una inferiore-infernale, che è quella della Criptopolitica, ormai scoperta e smascherata; infine, una superiore-celeste, la più importante che è quella della Metapolitica.
Già nei poemi di Omero si poteva scorgere che la lotta cosmica è a tre dimensioni e la guerra viene combattuta da uomini, forze degli inferi e dèi: sulla terra, sotto la terra e nelle acque, sopra la terra e nei cieli.

È bene sapere che la Criptopolitica nei secoli moderni è cresciuta ed è divenuta ai nostri tempi, vilissima merce quotidiana degli Stati e dei Parastati o Stati-fantoccio. Essa non è iniziatica (ed esoterica), ma neppure ''eroica'' come si vuol far credere. Essa è il campo dove opera la Contro-Iniziazione, che si serve allegramente degli specchietti di pseudo-tradizioni (i classici specchietti per le allodole) e delle cianfrusaglie di pseudo-iniziazioni. Per chi cade in questa viscida rete tenebrosa sono guai!

Per questo vogliamo non solo ammonire la gioventù migliore, ma anche risvegliare coloro che sono ingannati da questi specchietti che la Politica può e deve essere integrata e sublimata dalle ispirazioni e dalle conoscenze della Metapolitica.
Per troppo tempo abbiamo assistito ai deliri mentali del sinist-dest universale, che appare come una grottesca marcia di fantocci in riga. Sembra che comunque sia atteggiamento comune nell'Europa intera di averne abbastanza di questa dicotomia e di questi personaggi politici, burattini della Criptopolitica.
La morale che se ne trae è la seguente ed è semplice. Chi vuole verità, giustizia, innovazione e conservazione a un tempo, tradizione viva e ordinato sviluppo, deve porsi in un centro moderatore che regola il dinamismo delle idee, dei fatti e delle cose. Prossimamente spiegheremo il perché del valore della centralità e affermiamo che questa è la scelta di posizione perenne della Metapolitica.

{1} Il presente post si ispira in gran parte all'editoriale "Gli equivoci della Criptopolitica" di Silvano Panunzio - Rivista Metapolitica , Anno 1976, n.4

domenica 30 settembre 2012

Metapolitica: un approfondimento

Nel post Alfa e Omega della Metapolitica del 27 Marzo 2012 abbiamo riportato il concetto di Metapolitica visto da Silvano Panunzio. Esso non appartiene ad una sola scuola di pensiero, ma lo si trova anche nel riflessioni di numerosi pensatori che hanno affrontato il legame tra politica ed etica. Queste sono infatti due entità strettamente connesse.
Nei tempi di decadenza odierni, la politica è stata privata del suo senso trascendente, di quel legame col mondo ideale di cui parla Platone, che successivamente sarà identificato come legame tra umano e divino. La società moderna crede di aver raggiunto il massimo grado di civiltà attraverso la democrazia odierna, arrivando anche ad “esportarla” per mezzo di “missioni umanitarie”, il cui scopo sarebbe quello di civilizzare di un Paese. In realtà, il concetto di democrazia partecipativa risale già all´Atene del V° secolo a.C.: essa è intesa come quella in cui tutti i cittadini, indipendentemente dalla nascita e dal censo, partecipano effettivamente al governo dello Stato.
Nel periodo in cui la civiltà greca si avviava verso la decadenza, Platone esprime sulla “Repubblica” la necessità di restituire la guida della società ai Filosofi e Saggi Iniziati, in quanto essi incarnano il Politico perfetto e sanno cosa sia la Giustizia, applicandola in maniera consapevole.
Aristotele, invece, definisce la politica come legame naturale tra cittadini liberi, con il fine di realizzare il Bene come libertà e autosufficienza degli individui. Egli stesso crea la parola “metafisica”, per definire ciò che trascende la natura.
Tuttavia, l'uccisione di Socrate, Maestro di Platone, simboleggia il rifiuto del pensiero, da parte di una siffatta politica, nata “zoppa” per l’impossibilità (nonostante gli ammonimenti platonici) di trascendere la physis.
La parola “Metapolitica” fu coniata da August Ludwig von Schlözer, appartenente all’Ordine degli Illuminati di Baviera, nel suo trattato Allgemeines Staatsrecht und Staatsverfassungslehre (Göttingen 1793) .
Joseph De Maistre, nel suo saggio sul “Principio Generatore delle Costituzioni“ (S. Pietroburgo, 1809) espresse la sua approvazione per il vocabolo, destinato ad esprimere “la metafisica della politica”.
Jozef Maria Wronski, misconosciuto genio della matematica, nella sua opera Metapolityka (Parigi, 1839) teorizza una “Metapolitica messianica”, unione finale della filosofia e della religione.
Nel 1930, nelle sue “lezioni di dottrina dello Stato”, Sergio Panunzio, filosofo e giurista, padre di Silvano, riesumò il vocabolo, attribuendogli il significato di senso trascendente della storia.
Seguì Benedetto Croce, col già citato In qual senso la libertà sia un concetto metapolitico (in Pagine Sparse, II, Bari 1953).
Non meno importante è l´opera di Manfred Riedel Metaphisik und Metapolitik - Studien in Aristoteles und zur Politischen Sprache der neuzeitlichen philosophie (Frankfurt am Main, 1975), tradotto in italiano sotto il titolo Metafisica e Metapolitica (ed. il Mulino, 1990) .
Silvano Panunzio, nella sua opera principale, Metapolitica – La Roma eterna e la nuova Gerusalemme (ed. Babuino, Roma 1979) non solo rivaluta la dottrina del “fondamento”, ma la supera, collegando tale dottrina al vincolo trascendente dell’escatologia.
Alain De Benoist, principale storico della
Nouvelle droite francese, nel suo Orientations pour des années decisives (Paris, 1982) riparte (pag. 92) da Antonio Gramsci, il quale “ha dimostrato che la conquista del potere politico passa attraverso la conquista del potere culturale”, restringendo la Metapolitica su un piano “nel contempo culturale e teorico” e svincolandola del tutto dall’attività politica (cfr.: la “donna sterile” cui accennava Silvano Panunzio).
Sulle orme dello stesso Panunzio, Primo Siena, scrittore italiano emigrato in Cile, accentua, in numerosi saggi, l’aspetto tradizionalista della
Metapolitica, traducendo le “categorie” del Panunzio in “scienza sacra” (la metafisica), “scienza profana” (la politica) e “ars regia et profetica” (l’escatologia). V. per tutti La metapolitica y el destino superior de nuestra América Románica, in Conferencia en III encuentro ibero americano de metapolitica, Viña del Mar, Agosto 1995, 2.
L’opera di Attilio Meliadò La Comunità dell’irreparabile. Saggio di metapolitica del Terzo (ed. F. Angeli, Milano 2001) distingue la politica (come “Comunità dell’Irreparabile”, caratterizzata dall’immanenza e, aristotelicamente, dall’autosufficienza dei singoli) dalla Metapolitica (come “Terzo” unificante, Teologico ed escatologico, invocato mediante la preghiera).
L’argentino Alberto Buela, nella sua opera principale
Metapolitica y filosofia, Buenos Ayres 2003, torna alla dottrina del “fondamento non politico della politica”, qualificando la Metapolitica come “filosofia e politica al tempo stesso”: filosofia, in quanto comprende le idee e i miti che muovono la storia, politica in quanto getta le basi culturali per soppiantare i governanti, nel senso già sostenuto da Antonio Gramsci.
Infine, va citata l’opera di Carl Schmitt Teologia Politica, nell’edizione argentina (Struhart, Buenos Ayres 1985) citata da Primo Siena; e quella di Giovanni D’Aloe I colori simbolici. Origini di un linguaggio universale (ed. Gabrielli, Verona 2004), che indica nei colori i primi simboli fondanti della struttura sociale (bianco = sacerdozio, rosso = governo, nero = produzione) e, al tempo stesso, della lingua originaria diffusa su tutta la terra.
Alla Metapolitica - simboleggiata dall'Aquila – si contrappone la Criptopolitica – simboleggiata dal Serpente (*) - , la quale comprende al suo estremo inferiore, la criminalità organizzata; al livello intermedio, i servizi segreti di tutti i Paesi; al livello superiore, le consorterie finanziarie di tutti i generi. La Criptopolitica rappresenta dunque quelle forze nascoste, ma organizzate, che non appaiono quasi mai in prima linea; esse tuttavia manovrano gli uomini politici, divenuti ormai dei fantocci ben lontani dal loro compito originale di servire lo Stato e i cittadini.

Nota: buona parte di questo post riprende come fonte un articolo del sito www.metapolitica.net

(*) Secondo la Simbologia tradizionale, ogni simbolo ha una doppia valenza che sia un numero o un animale. Il Serpente simboleggia anche la conoscenza, non solo il male. Il fuoco può rappresentare distruzione e male, ma anche purificazione. Al Serpente, simbolo di saggezza (si pensi ad esempio al Caduceo, il bastone di Esculapio intrecciato da due serpenti, simbolo della medicina), era contrapposto il Drago in certe culture.

martedì 11 settembre 2012

La Formazione del Cavaliere

Requisito fondamentale nella vita di un Cavaliere è la sua Formazione Interiore.

Tra gli insegnamenti che formano i pilastri del Pensiero dei Cavalieri Erranti vi sono anche quelli di uno dei più grandi Maestri che l’Umanità abbia conosciuto, il Filosofo greco Platone.

 
…Si dice lo chiamassero così per l'ampiezza delle sue spalle; si era distinto come soldato ed aveva vinto due volte ai giochi istmici.L’incontro con gli insegnamenti di Socrate trasformò profondamente la sua vita; quando quest’ultimo fu condannato da parte di chi lo riteneva scomodo, il profondo disprezzo che Platone ebbe per la situazione politica di quel tempo lo portò ad abbracciare il principio di Catone, ovvero che la democrazia doveva essere sostituita dal Governo dei più Saggi; da qui in poi il principale obiettivo nella vita del Filosofo fu quello di capire il metodo giusto per trovare uomini saggi e migliori e persuaderli, poi, a reggere un governo.

Così, nell'anno 399 a.C., all’età di 28 anni, spinto da una parte dagli occhi sospettosi dei capi democratici, dopo aver fatto di tutto per salvare la vita al Maestro, e dall’altra dai suoi amici più stretti, Platone partì. Non si sa con certezza dove andò: pare si fosse recato inizialmente in Egitto, dove vi rimase per diversi anni. Gli insegnamenti dei sacerdoti furono per lui una scossa violenta, ma al tempo stesso educativa; il ricordo di quel gruppo di Saggi e Sapienti, che governavano il loro popolo in maniera Teocratica, rimase sempre vivo nello spirito di Platone influenzandone successivamente pensieri e scritti.

Passò poi in Sicilia, dove si unì per qualche tempo alla scuola Pitagorica: anche qui il suo animo fu colpito da un modesto numero di uomini dediti all'insegnamento, i quali vivevano di una vita semplice, nonostante la loro posizione sociale.

Tornò ad Atene dopo dodici anni, nel 387 a.C., dopo aver attinto da ogni fonte di sapere, avvicinandosi ad ogni altare e saggiando ogni credenza, maturo per la conoscenza di tanti popoli e la saggezza di molti paesi. Aveva raggiunto una certa prospettiva di pensiero, per cui ogni verità estrema cominciava ad essere vista semplicemente come una mezza verità. In lui Scienziato, Artista, Filosofo e Poeta vivevano in un'anima sola, ed il dialogo fu il suo modo d'esprimersi, nel quale trovavano posto contemporaneamente bellezza e verità; La Repubblica, il migliore tra i suoi “Dialoghi”, è di per se stesso un intero trattato dove  vi troviamo la sua Metafisica, Etica,  Psicologia, Pedagogia, la sua Politica, la sua visione sull'Arte.

E’ sorprendente come un uomo vissuto quasi 2500 anni fa, in un contesto socio-politico apparentemente diverso dal nostro, tratti argomenti così attuali, centrando appieno caratteristiche e problematiche di una società qualsiasi. Deve far riflettere il fatto che la storia si ripete: è ciclica, non lineare, così come sostengono i libri di storia attuali; e deve anche far riflettere come la natura umana sia sempre la medesima e non si sia evoluta in tutto questo tempo.

E poiché il Cavaliere Errante è un Filosofo Guerriero la cui vita è stata consacrata a migliorare se stesso, giorno dopo giorno, affinché possa essere un uomo giusto e d’esempio per gli altri, sarà doveroso per lui imparare dalla Storia, memoria stessa dell’Umanità, così come doveroso sarà imparare da quei Maestri che l’Umanità ha avuto e che molto spesso non ha riconosciuto. 

 
1) La Formazione Sociale…

"La giustizia sarebbe un problema semplice, se gli uomini fossero semplici; basterebbe un comunismo anarchico".    (Platone – Repubblica)


Perché allora una situazione simile non si realizza? Egli spiega che la causa dipende dalla cupidigia e dal lusso; gli uomini non si accontentano di una vita semplice; sono avidi, ambiziosi, attaccabrighe, e gelosi; si stancano subito di ciò che hanno e mirano a ciò che non hanno; raramente si desidera qualcosa che non sia già posseduta da altri. Ne deriva di conseguenza l'occupazione con la forza di una tribù sul territorio di un'altra, la rivalità tra le diverse tribù per le risorse del suolo, ed infine la guerra. Il commercio e la finanza si potenziano portando con se la divisione di un popolo in classi che di solito sono due, quella dei poveri e quella dei ricchi, eternamente conflitto tra loro.

Nasce una borghesia mercantile, i cui membri cercano di farsi una posizione sociale con l’accumulo di ricchezze ed un enorme consumo: “spenderanno somme ingenti per le loro donne”. Questo squilibrio nella distribuzione delle ricchezze produce mutamenti politici: quando la ricchezza della classe commerciante supera quella dei proprietari terrieri, l'Aristocrazia - ovvero il governo dei Saggi e dei Migliori - cede il posto a una oligarchia plutocratica, il governo dei commercianti, dove saranno, appunto, banchieri e ricchi mercanti a prendere in mano le sorti dello Stato: quella che era la Scienza di governo – ovvero la giusta ed equilibrata coordinazione delle forze sociali per il progresso dello Stato - viene inevitabilmente sostituita dalla lotta politica, cominciano cioè a verificarsi strategie di partito e brama di potere.

Ogni forma di governo tende a morire quando vi è un eccesso del proprio principio fondamentale: l’Aristocrazia si rovina quando viene troppo ristretta la cerchia entro cui è confinato il potere e l'oligarchia si logora per l’assurda eccessiva lotta alla ricerca di una ricchezza immediata; in ambedue i casi, si va sempre a finire nella rivoluzione. Quando questa scoppia, può sembrare che essa abbia origine da minime cause e da miseri capricci, ma invece è sempre il rapido risultato di gravi mali accumulati.

Platone continua affermando: “Poi viene la democrazia: la classe povera ha il sopravvento su' suoi oppositori, ne massacra una parte e manda in esilio l'altra; e dà al popolo una uguale parte di libertà e di potere. Ma anche la democrazia va a rovina per eccesso di... democrazia. Essa è basata sul principio che tutti hanno il medesimo diritto di ottenere uffici pubblici e di aver voce in capitolo. A prima vista questo principio ha tutto l'aspetto di un ordinamento ideale; ma diventa disastroso quando il popolo non è abbastanza preparato dalla cultura a scegliere i migliori capi e i mezzi più saggi.

Quanto al popolo, esso non ha autonomia intellettuale, e non fa che ripetere quello che passa per la testa ai capi; per poter accettare o respingere una dottrina, basta vederla esaltata o messa in ridicolo in una commedia popolare - queste parole si riferiscono ad Aristofane, le cui commedie attaccavano quasi ogni nuova idea - . Il governo della plebe è come un mare in burrasca, su cui il veliero dello Stato deve navigare; ogni opinione di retori fa gorgogliar le onde e cambiare direzione alla rotta. Il risultato d'una simile democrazia è un governo tirannico, oppure autocratico: la folla ama tanto l'adulazione, è tanto “ingorda di miele” che l'adulatore più scaltro e senza scrupoli, il quale si atteggi a “protettore del popolo”,  sale al potere supremo” – pensate alla storia di Roma, e considerate anche i tempi attuali…

Più Platone ci riflette, più si meraviglia della follia di lasciare che sia il popolo a scegliere gli amministratori della cosa pubblica, per non parlare poi di quegli strateghi di dubbia moralità, al servizio della ricchezza, che tirano fili oligarchici dietro la scena democratica. Platone si lamenta di questo: “che mentre nelle cose semplici - come, ad esempio fabbricare scarpe - noi crediamo la sola persona del mestiere capace di servire al nostro scopo, in politica presumiamo, invece, che tutti coloro i quali sanno conquistarsi i voti, sappiano anche amministrare uno Stato o una città. Quando siamo ammalati chiamiamo un medico provetto, che dia garanzia di una preparazione specifica e di competenza tecnica. Non ci fidiamo del medico più bello o più eloquente; e quando tutto lo Stato è malato, perchè non dovremo affidarne la guida agli uomini più saggi e migliori?


2) …ha origine dalla Formazione Interiore

 Per Platone il problema della filosofia politica è quello di scoprire un metodo per bandire l'incompetenza e la disonestà dai pubblici uffici e scegliere e preparare i Migliori a proteggere il bene pubblico.
Ma dietro questi problemi politici vi è la natura dell'uomo: “per capir la politica, dobbiamo, purtroppo, capire la psicologia. Come l'uomo, così lo Stato; i governi variano secondo i caratteri degli uomini...; gli Stati sono fatti delle nature umane che vi si trovano; lo Stato è quello che è, perché i cittadini sono quello che sono.
Non dobbiamo, dunque, aspettarci uno Stato migliore, finché non abbiamo uomini migliori: fino a quel giorno, tutti i possibili cambiamenti lasceranno immutate le cose essenziali. È pur graziosa la gente! - sempre sotto cura, accresce e complica i propri mali, spera di guarire con un certo farmaco, suggerito da qualcuno, e non migliora mai, ma peggiora... Pare stia giocando, fa pratica di legislazione, e s'immagina che, promuovendo riforme, metterà fine alle disonestà e alle furfanterie dell'umanità... e non s'accorge che, in realtà, sta tagliando le teste di un'idra”

La condotta umana, dice Platone, nasce da tre sorgenti principali: desiderio, emozione e sapere. Desiderio, appetito, impulso, istinto fanno parte della prima sorgente; emozione, spirito, ambizione e coraggio formano la seconda; sapere, pensiero, intelletto e ragione formano la terza. Il desiderio ha sede nella carne; è un serbatoio rigurgitante di energia, fondamentalmente sessuale. L'emozione ha sede nel cuore; è la ripercussione dell'esperienza e del desiderio. Il sapere ha sede nel cervello; esso giustifica il desiderio ma può anche divenire guida della psiche.

Tutte queste forze e qualità risiedono in tutti gli uomini, ma in grado diverso. Ognuno non è che l'incarnazione del desiderio: sono anime inquiete e ingorde, tutte assorbite da interessi e lotte materiali, ardenti e bramosi di ricchezze e di apparenza. Sono questi gli uomini che dominano e manipolano l'industria. “Ma ve ne sono altri, templi di sentimento e coraggiosi, i quali non considerano molto ciò per cui essi lottano, né la vittoria in sé e per sé; sono pugnaci, più che conquistatori; la loro fierezza consiste nel potere più che nel possesso, la loro gioia è sul campo di battaglia e non sul mercato, sono gli uomini che costituiscono gli eserciti e le armate del mondo. E finalmente pochi uomini trovano la propria gioia nella meditazione e nell'intelletto; non anelano ai beni materiali, né alla vittoria, ma al sapere; essi lasciano il mercato e il campo di battaglia, per chiudersi nella calma chiarezza del pensiero solitario: la loro volontà è una luce più che un fuoco; mirano non al potere, ma alla Verità. Tali sono le creature della saggezza, che restano appartate, dimenticate dal mondo”.

L'azione individuale per essere produttiva, pretende che il desiderio, pur essendo scaldato dall'emozione, sia guidato dal sapere: così, nello Stato Perfetto, le forze industriali produrrebbero, ma non governerebbero; le forze militari proteggerebbero, ma non governerebbero; le forze del sapere, della scienza e della filosofia sarebbero nutrite e protette, e governerebbero.
Al contrario, la plebe, o massa, non guidata dal sapere, è una moltitudine disordinata, per i suoi confusi desideri: il popolo ha bisogno della guida di filosofi, come i desideri hanno bisogno di essere illuminati dal sapere: “La rovina incomincia quando il mercante, innalzato dalla ricchezza, sale al potere”; oppure quando il generale usa il proprio esercito per stabilire una dittatura militare. Il produttore è al suo posto nel campo economico, il guerriero in battaglia: sono ambedue fuori di posto nei pubblici uffici. Poiché la politica è veramente una scienza e un'arte, bisogna aver vissuto per essa ed esservi preparati da lungo tempo.

Solo un Re Filosofo è capace di reggere una nazione: “Fin che i filosofi non sono re, oppure, fin che i re e i principi di questo mondo non hanno lo spirito e la forza della filosofia, e la saggezza e il potere politico non risiedono nel medesimo individuo... le città, e neppure la razza umana cesseranno dall'essere malate”.

venerdì 27 aprile 2012

Crisi economica


Questa “Crisi” economica di cui tanto si parla, purtroppo non è un male invisibile. Secondo i dati forniti dall'ISTAT [1], il tasso di disoccupazione in Italia al gennaio 2012 si attesta al 9,2%, percentuale che non si raggiungeva dal primo trimestre del 2001. [2].

Il nostro attuale sistema economico è per sua natura soggetto a queste crisi. Poiché l'economia è basata sulla domanda e l'offerta, è più che fisiologico che possano esserci periodi più fiorenti e periodi meno fiorenti. Gli "esperti del settore" in effetti ci tranquillizzano sempre: da una crisi economica prima o poi si esce sempre!
Nella cosiddetta età contemporanea, si sono già verificate almeno altre due crisi economiche di grossa portata nel mondo "occidentale". La prima, si è verificata alla fine dell'Ottocento (fra il 1873 e il 1895), ed è stata risolta con un'intensificazione delle politiche coloniali (portando poi alla prosperità della Belle Époque). La seconda, è la famosa "crisi del 1929", inizialmente "curata" con un aumento delle politiche liberiste, ma mai completamente superata fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Tornando ai fatti di oggi, il paese europeo che in questo momento sta risentendo di più di questo momento di depressione economica, è la Grecia.
Nel maggio 2010, Unità europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale hanno approvato il primo pacchetto di aiuti allo stato greco, prevedendo lo stanziamento di 110 miliardi di euro in prestito per tre anni, di cui 80 a carico dei partner della Grecia nell'area euro [3]. In cambio, la Grecia, si è impegnata ad eseguire un programma pluriennale di consolidamento di bilancio e di riforme strutturali. Le riforme strutturali di cui si parla sono il licenziamento di massa dei dipendenti pubblici, tagli drastici per istruzione e sanità e l'aggravamento della pressione fiscale sui cittadini [4].
Inoltre, sono stati attivati controlli su base trimestrale da parte di una commissione formata da funzionari Ue, Bce e Fmi. Questa commissione, se lo ritiene necessario, può richiedere e ottenere che lo stato greco vari ulteriori manovre di taglio delle spese o aumento delle tasse, pena la sospensione degli aiuti.
In ultimo, sottolineiamo come tra gli accordi indispensabili per ottenere il prestito, ce ne sia uno per cui lo stato greco ogni anno è obbligato ad acquistare un certo quantitativo di armi dagli stati che hanno elargito il prestito [5]. Ad esempio, nel 2012, la Grecia sarà obbligata a spendere circa 7 miliardi di euro [6] per comprare armi dagli stati che hanno concesso il prestito. L'intera operazione degli aiuti, potrebbe ridurre il debito della Grecia al 120-125% del Pil entro il 2020 [7]. Questo significa comunque riportarlo ad un valore peggiore di quello del 2008, quando era attestato al 113% [8].

Il nostro non è un blog giornalistico, e pertanto non è nostro scopo quello di fare una trattazione precisa e minuziosa di tutte le tappe della vicenda greca. In effetti se queste cose interessano, è sufficiente fare una piccola ricerca su Internet. Piuttosto ci preme fare alcune considerazioni.
 
Innanzitutto vorremmo puntualizzare una cosa. La situazione della Grecia è sicuramente la più critica se la confrontiamo con quella italiana o degli altri stati, ma riteniamo che sbagliato viverla con “distacco”.  La “Crisi” sta portando dal 2008 aumenti dei prezzi, diminuzioni dei salari, e politiche di austerity da parte degli stati in Europa, e a tutt’oggi questa situazione è ancora in piena evoluzione. In particolare i cosiddetti PIGS [9], tra cui rientra anche l’Italia, sono i paesi della zona Euro considerati a maggiore rischio di bancarotta.

Detto questo, vorremmo anche iniziare a porci un interrogativo: come usciremo da questa situazione di "Crisi"? La guerra storicamente è sempre stata la cura a queste situazioni, ma mai la soluzione, perché determinati problemi tendono a ripresentarsi in maniera ciclica.
Prima dell'età contemporanea, la storia dell'uomo ha vissuto altre tre "età": l'età antica, il Medioevo e l'età contemporanea. Ciascuna di queste ha avuto caratteristiche positive, ma il sopravvenire di nuove condizioni sociali ed economiche ha reso cambiamenti che hanno poi caratterizzato l'età successiva.
L'età contemporanea ha indubbiamente portato elementi positivi, come l'aumento del tenore di vita e nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche, che non si possono di certo mettere in dubbio.
Tuttavia l'analisi di quello che sta accadendo oggi, potrebbe suggerirci il fatto che probabilmente siamo nella piena fase discendente dell'età contemporanea e che quindi, un cambiamento prima o poi sarà necessario.


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